46° Congresso Pri. Mozione n. 1. Questa mozione ha ottenuto l’85 per cento dei voti

Il 46° Congresso Nazionale del PRI, udita la relazione e la replica del Segretario le approva e lo ringrazia per l’opera svolta;

Il Congresso altresì approva le tesi predisposte per il Congresso che considera la necessaria piattaforma programmatica per il conseguimento di un processo di crescita e di allargamento dei consensi del partito.

Il Congresso prende atto con soddisfazione della ritrovata unità con i repubblicani che avevano costituito l’MRE, superando così quella divisione in seno alla famiglia repubblicana che era stata determinata dalla forzatura in senso bipolare del sistema politico italiano.

Oggi di fronte al logoramento delle due attuali coalizioni, la ricomposizione dell’unità tra i repubblicani è il primo passo verso la formazione di una più vasta area liberaldemocratica ispirata ai valori dell’ELDR.

Pertanto il Congresso invita i futuri organi dirigenti del partito ad assumere tutte le iniziative utili al conseguimento di tale obiettivo, che, anche se ravvicinato nel tempo, travalica i termini di questa legislatura.

Il PRI conferma il suo giudizio negativo sull’attuale confuso bipolarismo italiano e rivendica la propria autonomia politica organizzativa, ribadendo la sua estraneità ai blocchi attualmente esistenti .

In questa logica il Congresso considera impegno prioritario la modifica dell’attuale legge elettorale basata su due criteri che insieme non convivono in nessun’altra legislazione europea in materia: il premio di maggioranza e la soglia di sbarramento, e che non consente la scelta degli eletti da parte dei cittadini, dando vita a un Parlamento di nominati.

Anche per consentire una più vasta articolazione della vita democratica del paese ed evitare le degenerazioni conosciute in passato e tuttora presenti nel sistema politico italiano il Congresso valuta necessaria una regolamentazione giuridica dei partiti.

Sul tema dei problemi istituzionali inoltre il Congresso, per quanto riguarda l’attuazione del cosiddetto federalismo fiscale ritiene che esso debba essere accompagnato:

1 Da una revisione del titolo V della Costituzione, con l’abolizione della legislazione concorrente ed una ripartizione delle competenze della stessa fra Stato e Regioni, anche per evitare ulteriori conflitti di attribuzione, nonché dall’introduzione del principio di interesse nazionale;

2 Da una serena valutazione dei costi che la riforma comporta e da una precisa definizione dei livelli standard dei servizi che non si traduca in una ripetizione del criterio della spesa storica, e in questo diverso contesto da una precisa definizione dei meccanismi perequativi, al fine di evitare un aumento delle attuali differenze tra nord e sud;

3 Dalla semplificazione dei livelli di governo locale con l’abolizione delle province e l’avvio di un processo di fusione tra i comuni con termini inferiori ai 5.000 abitanti attraverso unioni obbligatorie e polifunzionali dei comuni che assorbano tutte le diverse forme associative oggi esistenti .

Per quanto riguarda le scelte di politica internazionale il Congresso riafferma che la politica estera italiana deve essere basata su una forte impostazione euro atlantica – impostazione che ha caratterizzato il PRI da Sforza a Pacciardi, da Ugo La Malfa a Spadolini – e che pertanto il nostro paese deve impegnarsi nel progressivo rafforzamento della costruzione europea, all’interno di un parallelo consolidamento della collaborazione politica ed economica tra le due sponde dell’Atlantico.

Il Congresso in particolare rileva come le recenti rivolte verificatesi nei paesi che si affacciano sulla sponda meridionale del Mediterraneo rivelino la necessità di forme di democrazia interne a quell’area e sottolinea l’urgenza di una forte iniziativa dell’Europa, e a maggior ragione dell’Italia, per accompagnare questo processo che presenta caratteristiche spontanee e non ideologiche.

Ciò anche al fine di evitare che prevalgano spinte verso l’estremismo islamico.

Sui gravi problemi derivanti dalla situazione economica, il Congresso ritiene che il debito pubblico, che ha raggiunto nel 2010 la cifra di oltre 1843 miliardi di euro, con un incremento di circa 80 miliardi (più 4,5%) rispetto al 2009, rappresenta un grave ostacolo alla crescita del paese.

Infatti gli interessi passivi conseguenti al debito hanno pesato sul bilanci dello Stato per oltre 5 punti di PIL, dato questo che non trova riscontro in nessun altro paese dell’OCSE. Ma non può essere la tassa patrimoniale la risposta al problema in quanto iniqua e non risolutiva, se prima non si interviene sull’altra grave patologia nazionale: la spesa pubblica corrente che continua a crescere ad un ritmo insostenibile per il nostro sistema economico.

Nell’ultimo decennio, infatti, si è incrementata a un ritmo medio di oltre 23 miliardi all’anno (circa 1,5 punti del PIL) e con un aumento percentuale superiore al tasso di inflazione.

I due elementi prima indicati hanno inciso fortemente sulla grave perdita di competitività del sistema Paese, avendo comportato la forte contrazione degli investimenti in infrastrutture, in ricerca ed in innovazione.

Il Congresso indica nella drastica riduzione della spesa pubblica il presupposto per la crescita del Paese, la sola strada possibile per fornire risposte efficaci ai problemi dell’occupazione e dello sviluppo del Sud.

In coerenza con la tradizione del Partito, il Congresso sottolinea la necessità di un forte impegno sul tema dei diritti civili.

In particolare afferma la necessità di:

1 Una legge sul cosiddetto testamento biologico che riconosca il diritto all’autodeterminazione della persona, modificando radicalmente l’impostazione contenuta nel testo approvato dal Senato ed attualmente all’esame della Camera;

2 Una revisione della legge 40 in materia di procreazione medicalmente assistita anche alla luce dalla recente sentenza della Corte Costituzionale in particolare per quanto riguarda gli aspetti che ostacolano la ricerca scientifica;

3 Una legge sulle coppie di fatto che, senza parificare queste convivenze al matrimonio, ne riconosca i diritti, garantiti dall’art. 2 della Costituzione all’uomo nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità.

Il Congresso ritiene che, rispetto ai provvedimenti legislativi del Governo o di iniziativa parlamentare, i parlamentari del PRI debbano esprimere il proprio giudizio solo sulla base di un’attenta valutazione dei contenuti degli stessi, senza altro vincolo che non sia quello della loro congruità con le tesi programmatiche approvate dal Congresso stesso.

Per quanto riguarda le future elezioni politiche, sia che esse si tengano alla naturale scadenza, sia che si svolgano a seguito di una scioglimento anticipato delle Camere, il Congresso impegna i futuri organi dirigenti a garantire – ove possibile – la presenza di autonome liste dell’Edera e a definire le eventuali alleanze senza scelte aprioristiche, sulla base di una verifica delle diverse impostazioni programmatiche e del riconoscimento della piena autonomia riservata agli eventuali eletti repubblicani.

Antonio Del Pennino, Luciana Sbarbati, Riccardo Gallo, Corrado Saponaro, Widmer Valbonesi