Lettere dal "porcaio"

Intenso impegno in un partito aperto al nuovo

Caro Segretario, ritengo opportuno esprimere le mie riflessioni sulle due questioni che di seguito riprendo:

1) Non penso di militare in un "partito porcaio" in quanto sto vivendo con intenso impegno personale il lavoro avviato dal recente Congresso nazionale, che ha indicato, a larghissima maggioranza, un progetto incentrato sulla realizzazione della prospettiva repubblicana liberal-democratica in Italia, attraverso la caratterizzazione programmatica (le tesi congressuali) e la forte rivendicazione di una piena autonomia politica, respingendo qualsiasi acritica convergenza con altri poli o schieramenti.

2) Penso che in questa attività il tuo impegno di segretario sia stato proficuo; io forse, al tuo posto, sarei stato più audace nel percorrere le tappe del progetto, tu hai preferito un maggiore equilibrio e ponderazione: ma tutto ciò è materia "de iure condendo". Con serenità, inoltre, sono convinto che la tua azione di guida e di indirizzo del PRI non sia stata ispirata o sostenuta da mero opportunismo, o da oscuri interessi personali.

Ciò non vuol dire che io ho approvato entusiasticamente tutte le decisioni della tua azione di segretario, ma sicuramente ho condiviso le scelte congressuali che giudico ancora ora le più idonee per l’azione politica del governo.

Saverio Collura

Alcuni errori politici che non si possono ignorare

A volte un figlio non è proprio quello che un genitore vorrebbe e penso proprio che Giorgio non sia proprio ciò che Ugo La Malfa avrebbe voluto avere. L’ha fatto studiare nelle università più importanti, è diventato un bravo economista ma un pessimo uomo politico.

Ugo La Malfa pensava sempre a come "salvare" il nostro Paese, non si stancava mai di parlare di contenuti, di rigore, di sacrifici per il risanamento del Paese. Oggi le sue parole sono più attuali che mai, era una vera Cassandra, se penso alla Nota Aggiuntiva del 1962 e tanto potrei aggiungere.

Con il suo piccolo, grande partito, Ugo La Malfa ha segnato ineludibilmente la storia della democrazia italiana. Il Partito Repubblicano Italiano è l’unico partito sopravvissuto alla Prima Repubblica, e in tutta la sua storia ha cercato di elaborare contributi per le forze politiche e sociali, ricercando sempre soluzioni alle problematiche del Paese.

Noi Repubblicani siamo tutti orgogliosi di far parte di questa storia e oggi, in questi momenti di estrema e complicata difficoltà economica, portiamo avanti nel modo migliore possibile i valori repubblicani insieme agli ideali mazziniani. Ognuno di noi, con sacrifici, forte senso dello Stato e della Cosa pubblica, sa che il PRI è casa di tutti, dove ci si confronta democraticamente e rispettando le regole.

Giorgio La Malfa, invece, ha sempre pensato che il Partito fosse "cosa sua" e non casa sua: ha iniziato a fare danni al Partito dando un’impostazione culturale sbagliata. Ha pensato, visto che era figlio di Ugo La Malfa, di "usare" il Partito per tutti i suoi giochi politici, anche facendo cambiare all’improvviso linea politica nei confronti degli schieramenti, in modo spregiudicato e inspiegabile, senza alcuna visione programmatica né di contenuti.

Qui sono iniziati i grossi problemi del PRI e il Partito si è spaccato. La divisione certo indebolisce chiunque, e se poi consideriamo i guai di questa Seconda Repubblica (a partire dall’infausta e ingiusta legge elettorale) capiamo quali siano le difficoltà di sopravvivenza di un partito come il nostro che ha dovuto sempre lottare con percentuali molto basse in tutta la sua storia. Non siamo responsabili noi se non siamo mai stati ascoltati abbastanza, ma, se lo fossimo stati, di certo non ci troveremmo in questa situazione.

Giorgio La Malfa ha "usato" il PRI e ha fatto grossi e imperdonabili errori politici: oggi, senza giri di parole, credo che suo padre lo avrebbe preso a calci nel sedere.

Ora dobbiamo anche sentirci dire che il PRI è "un porcaio". "Si vergogni questo miserabile!", avrebbe detto Ugo.

Non credo che Giorgio sia mai stato degno del PRI e, se non si fosse chiamato La Malfa, la base repubblicana avrebbe capito subito che politicamente non valeva nulla. Gliel’ho già detto in faccia, ciò che pensavo (e penso tuttora) 16 anni fa, a Cesenatico, lungo il Porto canale. Non ho cambiato idea.

Bruna Righi, componente Direzione Nazionale Pri, vicesindaco di Cesenatico

Dall’Alto Adige solidarietà all’amico segretario

Desidero esprimere, anche a nome dei Repubblicani dell’Alto Adige, totale solidarietà all’amico Nucara, oggetto di gravissimi attacchi pure sul piano personale. Come si fa a parlare di inconfessabili interessi ed altre amenità? E come si può definire un porcaio il PRI, composto da uomini e donne che non hanno ancora perso il gusto per la politica disinteressata e sono saldamente ancorati ad una tradizione che nessuno è mai riuscito ad estinguere? Giorgio La Malfa può cambiare partito o fondarne altri cento se crede, è un suo diritto, ma lasci in pace il PRI, ritiri le ingiuste offese e dimostri, una volta almeno, di essere figlio di quell’Ugo La Malfa che in fatto di serietà politica non aveva nulla da imparare da chicchessia. Nucara guida il partito in momenti difficilissimi, ma lo fa con quell’amore e con quella coerenza ideale che, per quanti sforzi faccia, non riesco a vedere in Giorgio La Malfa. Viva il PRI, partito di persone perbene, altro che porcaio!

Achille Ragazzoni, Pri Bolzano

Ricordo di un colloquio avuto con il sen. Spadolini

Sono rimasto completamente basito nel leggere sulla stampa le dichiarazioni dell’on. Giorgio La Malfa: mai e poi mai avrei immaginato arrivasse a tanto! Da veterinario conosco bene i "porcai" e quindi capisco bene la gravità di una simile affermazione. Non so perché, ma dopo la lettura dell’articolo, ancora incredulo, mi è tornato alla mente questo episodio di oltre trenta anni fa: accompagnavo il sen. Giovanni Spadolini ad un Convegno FGR a Montesilvano e, parlando durante il viaggio, mi chiese cosa studiavo. Appreso che studiavo Medicina Veterinaria, commentò in modo lapidario: "Bene, bene… ne abbiamo molto bisogno per i nostri politici!".

Non so perché ma l’affermazione dell’on. Giorgio La Malfa mi ha fatto ripensare a questo episodio.

Per il resto basta collegarsi con il sito www.giorgiolamalfa.it e leggere il commento entusiastico alle affermazioni del cardinale Bagnasco per capire definitivamente che l’on. Giorgio La Malfa è ormai lontano anni luce da noi… noi che a cinquant’anni continuiamo ad attaccare manifesti, a spendere soldi nostri, a togliere tempo alle nostre famiglie per questo Partito che lui voleva portare all’ammasso nel PDL. Grazie di tutto on. La Malfa… e voglio proprio vedere chi ha il coraggio di difenderti ancora!

Nicola Di Federico, responsabile regionale Pri Abruzzo

La stoffa di Pacciardi, un autentico mazziniano

Ad essere definiti porci del "porcaio", francamente, noi Repubblicani non ci stiamo. Giorgio La Malfa, giustamente espulso dal PRI (e sempre più giustamente, viste le sue recenti esternazioni) per non aver accettato le regole democratiche del partito, si lancia - sul "Corriere della Sera" - in esternazioni offensive nei confronti di tutti noi, iscritti al partito dell’Edera.

L’On. La Malfa ha fatto il suo tempo, ma è stato un tempo comunque fatto di incoerenze: prima fondatore dell’Ulivo di Prodi e, successivamente, traghetta il PRI nella Casa delle Libertà. Dopodiché dice di voler sciogliere il Partito Repubblicano nel partito di Berlusconi e, dopo ancora, diventa antiberlusconiano accusando i compagni del PRI che a maggioranza hanno votato il sostegno al centrodestra, di aver trasformato il partito in un "porcaio".

Triste, triste davvero l’On. La Malfa.

Ci fu una precedente illustre espulsione dal PRI: quella che colpì ingiustamente l’On. Randolfo Pacciardi, a parer mio il più grande dei Repubblicani dopo Giuseppe Mazzini e Giovanni Bovio. La stoffa di Pacciardi era mazziniana e garibaldina, ovvero profondamente antifascista ed anticomunista. Lo espulse il padre di La Malfa, quell’Ugo che, purtroppo, troppe volte strizzò l’occhio al PCI. E sarebbe bene ricordarlo, senza livori, certo, ma ricordarlo.

Il Partito Repubblicano Italiano, da Mazzini a Nucara, ha ed ha sempre avuto una grande tradizione laica e democratica, ovvero di combattenti sempre e comunque schierati dalla parte della libertà ed opposti a quella dei fascismi, dei clericalismi e dei comunismi. Ha un giornale, "La Voce Repubblicana", con dei contenuti politici e culturali interessanti (e non è nemmeno più riconosciuto quale organo di partito, sic!). Ha fra le sue file molti giovani ed è riuscito persino a recuperare il gruppo della Sen. Luciana Sbarbati. Non parla per slogan e non ha posti sicuri da garantire in Parlamento.

Il porcaio, evidentemente, è altrove. Non certo nel PRI.

Luca Bagatin