Lettere dal "porcaio"

L’onorevole Giorgio La Malfa ha rilasciato delle dichiarazioni - riportate dal "Corriere della Sera" di giovedì scorso – nelle quali il Partito repubblicano è definito in questi termini: "Il partito che fu di Ugo La Malfa è diventato un porcaio". Per quanto riguarda l’attuale segreteria, secondo La Malfa, "evidentemente erano stati contratti impegni inconfessabili con Berlusconi". Abbiamo già ricevuto molte lettere di dirigenti ed iscritti che replicano all’onorevole La Malfa. La "Voce" inizia oggi la pubblicazione.

Una sola risposta: è l'indignazione

Apprendo da alcuni organi di stampa di oggi dell’espulsione dell’On. Giorgio La Malfa dal Partito Repubblicano Italiano. Uno di essi riporta un virgolettato in cui l’On. La Malfa dichiara amarezza per l’espulsione, ma anche sollievo, in quanto il partito che fu di suo padre è diventato un porcaio. L’impressione che provo per questa vicenda è a mia volta di amarezza, ma anche di indignazione. Al di là della facile ironia che traspare dagli articoli, ritengo che non si possa riassumere l’accaduto nella semplicistica equazione: "Hai votato contro Berlusconi uguale espulso", ma occorre conoscere più approfonditamente i fatti precedenti. Essi testimoniano una recente ed al tempo stesso antica disaffezione dell’On.le La Malfa verso il suo Partito, tanto da poter dire che ha fatto di tutto per farsi cacciare. Fatti interni al PRI, noti a coloro che erano presenti alle riunioni della Direzione Nazionale del Partito, ma anche pubblici: basta consultare il sito internet ufficiale del PRI. In molti e per lungo tempo abbiamo guardato con ammirazione alla persona dell’On.le Giorgio La Malfa, esponente di spicco del partito, Segretario nazionale per numerosi anni, quattro volte Ministro della Repubblica in vari governi, tanto per citare solo alcuni degli incarichi più prestigiosi. Ci poteva anche stare una diversa visione della politica italiana, ma una persona della sua esperienza e della sua cultura avrebbe ben dovuto sapere – tanto per citare solo due episodi - che l’anteriore manifestazione ai quattro venti di posizioni personali diverse dal Partito quando la Direzione Nazionale si sarebbe tenuta il giorno dopo proprio per discutere di certi temi, ha grande rilevanza ed assume un grave significato. E che dire della firma, con partiti diversi, di una mozione di sfiducia al governo risultata preliminare alla costituzione di una nuova forza politica, mentre era ancora iscritto al PRI? Fin qui la posizione politica e la personale amarezza. L’indignazione non necessita di tante parole. Nel Partito Repubblicano Italiano restano tantissime persone che con quotidiano impegno ed umiltà, chi da più tempo, chi da meno, sostengono un ideale fatto di sacrifici misurati come minimo dal tempo profuso, sottratto al proprio lavoro ed alla famiglia e dall’impegno economico personale. Spero ancora che le parole del virgolettato del "Corriere della Sera" non siano uscite di bocca dall’On.le Giorgio La Malfa. Se così fosse confermato, non avrei alcuna amarezza per la sua espulsione.

Roma, 23 settembre 2011 - Paolo Bertuccio, Segretario Pri Liguria

Attacco personale davvero inqualificabile

Ho letto su diversi quotidiani nazionali le dichiarazioni rese da Giorgio La Malfa a commento della sua espulsione dal Partito decisa qualche giorno fa dal Collegio Nazionale dei Probiviri. Desidero innanzi tutto esprimere la mia totale ed affettuosa solidarietà nei confronti del Segretario Nazionale Nucara, sottoposto ad un inqualificabile attacco personale che va certamente al di fuori di valutazioni di carattere politico. Conosco bene le vicende che hanno portato alla decisione dell’espulsione di La Malfa, avendo espresso, in numerose riunioni di Direzione Nazionale, il mio parere al riguardo. Non ho difficoltà ad ammettere che molti giudizi politici espressi da La Malfa nei confronti dei risultati del Governo Berlusconi possano essere condivisibili, anche se mi resta difficile sentirli espressi da chi ha avuto, grazie a Nucara e Berlusconi, responsabilità governative per conto del PRI e da chi, subito dopo le elezioni del 2008, aveva deciso di iscriversi al gruppo parlamentare del PDL in difformità delle decisioni legittimamente assunte dagli organi nazionali del Partito. Ma il problema vero, a mio giudizio, non è quello se dare ragione o meno alle valutazioni di La Malfa, che, comunque, il Partito a stragrande maggioranza non ha condiviso, ma è quello di stabilire se un Partito è un "Porcaio" come squallidamente La Malfa lo ha giudicato sulla stampa o se è invece un organismo nel quale esistono delle regole di comportamento stabilite da Congressi e da Statuti, nei confronti delle quali nessuno, anche se si chiama La Malfa, può derogare, pena il disfacimento dei concetti di democrazia e di rispetto reciproci. Questo è il punto vero ed è un aspetto sul quale, fino a quando resterò nel partito, mi batterò strenuamente e pretenderò che venga rispettato sempre da qualsiasi Repubblicano, sia esso semplice iscritto o Dirigente o Parlamentare. Da questo punto di vista colgo l’occasione per considerare ancora troppo ambigua la posizione di alcuni esponenti di primo piano del Partito, che, mi sembra, nei comportamenti concreti e nelle dichiarazioni rese alla stampa, continuano ad assumere, anche con artifici tattici, posizioni diverse da quanto fissato come linea politica dagli organi decisionali del Partito. Esprimo questo mio giudizio, anche come Segretario Regionale del Lazio, carica che va comunque rinnovata entro l’anno, perché sono convinto che tale ambiguità rischia di indebolire ulteriormente il ruolo e l’immagine del Partito non solo in sede Nazionale ma soprattutto in periferia. In conclusione ritengo che comunque, come sempre, non tutti i mali vengono per nuocere e che anche questa spiacevolissima vicenda, che certamente non può far piacere soprattutto a quei Repubblicani che come me hanno da più di cinquanta anni condiviso la storia repubblicana nel bene e nel male, possa e debba rappresentare uno stimolo per tutti noi per rimboccarci le maniche e tentare il necessario rilancio del Partito, attraverso un’azione politica e organizzativa che deve passare dalla fase della "Predica" a quella della "Pratica" sul territorio, anche in vista delle prossime scadenze elettorali.

Roma, 23 settembre 2011 - Ettore Saletti, Segretario Pri Lazio

Una definizione che non si può tollerare

Ho letto le affermazioni di La Malfa sul "Corriere della Sera" e sono rimasto offeso dal tono e dal linguaggio usato dal presunto uomo politico che assomiglia più nel suo turpiloquio a Bossi che a un decente uomo politico. Premetto che mi ero soffermato a pensare circa i provvedimenti da prendere nei suoi confronti e che l’ipotesi d’espulsione mi appariva, anche per la storia del personaggio ed i suoi lignaggi, una estrema ratio per il partito non priva di conseguenze e controindicazioni. Di fronte alla sua definizione del partito come "porcaio" ho però pensato che l’espulsione un senso serio e responsabile lo ha e lo aveva. D’altra parte il sig. La Malfa non conosce l’arte ed i segreti dei mestieri dei norcini se no tacerebbe e farebbe più bella figura. Il paese è una barca senza timoniere e la ciurma invece di pensare a tenere la rotta in un mare in tempesta litiga sulla tolda. Pensare come fa Bersani che il sole spenderà sull’Italia non appena Berlusconi se ne andrà non depone sulle sue qualità di meteorologo.

Roma, 26 settembre 2011 - Andrea Collesan, Responsabile Provinciale Pri Pordenone

Accettare le regole come tutti gli altri

Ho deciso di scrivere questa lettera dopo aver letto le dichiarazioni su alcuni quotidiani dell’On. Giorgio La Malfa in cui venivano insultati il PRI ed il nostro Segretario Nazionale On. Francesco Nucara: chi come me ha speso tutta la vita per il Partito Repubblicano Italiano ed è stato amico per 25 anni di Giorgio La Malfa, standogli vicino anche nei momenti più difficili della sua vita politica quando molti di coloro che oggi lo applaudono gli voltavano le spalle, non può che essere profondamente amareggiato. Particolarmente ingiuste mi sembrano le parole rivolte all’On. Francesco Nucara poiché Giorgio La Malfa meglio di chiunque altro sa quanto abbia fatto per il PRI il nostro Segretario Nazionale dal 2001 ad oggi, anteponendo sempre l’esistenza ed il futuro del PRI - che ha sempre voluto mantenere autonomo all’interno del Gruppo Misto alla Camera - alle proprie ambizioni personali, e quanto si sia battuto in questi anni per far sì che proprio l’On. Giorgio La Malfa venisse valorizzato nel miglior modo possibile all’interno della maggioranza di centrodestra. Io credo che tutti i repubblicani dovrebbero mostrare invece gratitudine nei confronti dell’amico Francesco Nucara il quale è riuscito, in una situazione politica così complessa ed avversa ai partiti minoritari e storici come il nostro, a mantenere il PRI ancora vivo e presente sulla scena politica italiana, permettendo così a tutti noi di poter lavorare ancora oggi per dare un futuro degno del proprio glorioso passato al Partito Repubblicano Italiano. In un momento così difficile e drammatico per l’Italia, in cui diviene importante il ruolo anche di una piccola forza politica da sempre dalla parte della ragione e dell’interesse nazionale come il PRI, di tutto aveva bisogno il nostro Partito meno che di una nuova e lacerante divisione come quella messa in atto dall’On. Giorgio La Malfa. Anche per questo spero che l’amico Giorgio La Malfa rifletta senza farsi condizionare dal proprio orgoglio e chieda quindi di poter tornare nel nostro Partito, al quale ha dato tanto ma dal quale ha anche ricevuto tantissimo: faccia perciò la sua battaglia politica dentro al PRI accettandone le regole democratiche come le accettiamo da sempre tutti noi iscritti e metta a disposizione la sua esperienza ed intelligenza politica al servizio del Partito Repubblicano Italiano e dell’Italia.

Roma, 26 settembre 2011 - Bruno De Modena, Direzione Nazionale Pri

Il pensiero ritorna all'opera di Spadolini

Carissimo Segretario, le scrivo per esprimerle la mia solidarietà per le parole offensive pronunciate nei confronti suoi e del PRI dall'On. Giorgio La Malfa e riportate da diversi quotidiani nei giorni scorsi. Credo che di tutto avesse bisogno il nostro Partito meno che di una ennesima divisione accompagnata da offese e insulti come quella creata dall'On. Giorgio La Malfa: oggi più che mai infatti l'Italia ha bisogno dei repubblicani poiché la crisi economica e finanziaria rischia di mettere a repentaglio l'Unità stessa della nostra nazione e di farci sprofondare nel Mediterraneo come temeva tanti anni fa Ugo La Malfa. Esattamente 30 anni fa in un momento altrettanto difficile per l'Italia venne nominato per la prima volta alla Presidenza del Consiglio un repubblicano, ovvero il Sen. Giovanni Spadolini, il quale ebbe l'enorme merito, grazie alle proprie qualità umane e politiche, di ridare fiducia agli italiani nelle istituzioni repubblicane e nell'Italia. Secondo me tutti noi repubblicani dovremmo ripartire dalla lezione di Giovanni Spadolini e mettere da parte rancori e ambizioni personali per lavorare tutti insieme per il bene del PRI e dell'Italia: la situazione drammatica dell'Italia non può che richiamarci tutti ad un maggiore senso di responsabilità. Per questo mi auguro nonostante tutto che l'On. La Malfa compia un gesto d'amore per il Partito Repubblicano Italiano e chieda di poter iscriversi di nuovo al PRI accettandone le regole e la democrazia interna, così come spero che i repubblicani oggi sparsi a destra, a sinistra, al centro o delusi dalla politica comprendano che la fine della seconda Repubblica apre una fase nuova della politica italiana in cui il mondo repubblicano e liberaldemocratico potrà giocare un ruolo determinante se saprà essere di nuovo unito e coeso. Facendole un grosso in bocca al lupo per il proseguimento della sua attività politica e parlamentare le invio i miei fraterni saluti.

Roma, 26 settembre 2011 - Federico Baldini, Consiglio Nazionale Pri

Un modo personale di gestire il partito

Ho partecipato ai lavori della Direzione Nazionale del PRI che decise il deferimento al collegio dei probiviri dell’On. Giorgio La Malfa per gravi violazioni dello Statuto del partito. Il collegio si è espresso con la espulsione di La Malfa.

La decisione fu presa all’unanimità, con il contributo sia di quelli favorevoli alla collaborazione con il centro-destra sia di quelli che auspicavano una diversa collocazione del PRI nel panorama politico nazionale.

La stizzosa e velenosa reazione di Giorgio La Malfa di far apparire il deferimento e la successiva espulsione come il tentativo di liberarsi di chi non è d’accordo con l’attuale linea politica del PRI è solo un’abile espediente di un antico copione.

Il PRI ha semplicemente detto basta ad un modo personale di gestire il partito. L’on. Giorgio La Malfa, per le sue capacità di leader e per la sua destrezza nell’utilizzo dell’informazione, nell’ultimo ventennio ha potuto governare il partito a suo piacimento, intessendo e disfacendo accordi ed alleanze come meglio credeva.

I repubblicani non dimenticano le varie tappe dell’azione politica di La Malfa figlio, caratterizzate tutte da improvvise rotture di alleanze, sempre con logiche giustificazioni politiche. Quelle decisioni di Giorgio La Malfa sono state solo e sempre comunicate successivamente al partito. Questo modo di condurre una organizzazione politica ha fatto tanto danno al PRI facendo allontanare numerosi e prestigiosi amici repubblicani ogni qualvolta quelle decisioni venivano assunte all’improvviso e senza un’analisi collegiale del partito.

"Mai più con questa DC" disse circa venti anni fa Giorgio La Malfa ed il partito si dovette adeguare. Poi l’accordo con Alleanza Democratica e la successiva rottura con lo stesso partito di Alleanza Democratica, ciò fece allontanare il primo cospicuo, influente e prestigioso nucleo nazionale del partito. Successivamente la decisione maturata di allearsi con Mino Martinazzoli e Segni. E, poi, di aderire all’Ulivo di Prodi e D’Alema: ovviamente con un forte accordo iniziale e con un repentino e decisivo strappo finale. Tutte decisioni non maturate nelle riunioni ufficiali della Direzione Nazionale del partito, ma espresse attraverso i mezzi di comunicazione. E ogni volta un pezzo del partito si staccava e l’abbandonava.

Ricordo con nitidezza quando venne a Napoli nel 2000 per obbligarci ad allearci con Forza Italia di Silvio Berlusconi. Noi tutti ci ribellammo, non aderimmo a quella imposizione e fummo puniti al punto che non potemmo ottenere il simbolo dell’Edera alle elezioni amministrative del 2001.

Insomma, una conduzione individualistica ed accentratrice che ha condotto il PRI ad assottigliarsi ad ogni inversione di alleanze voluta da Giorgio La Malfa.

I repubblicani sono stati sempre contrari alle forme di partecipazione personalistica alla politica e oggi lo sono ancor di più perché ritengono che la nostra democrazia può salvarsi solo con formazioni politiche moderne ma autenticamente democratiche, che sappiano rispettare chi vi aderisce.

Roma, 27 settembre 2011 - Salvatore Scognamiglio, commissario regionale Pri della Campania, componente del Comitato di Segreteria nazionale

Un patrimonio che abbiamo conservato

Grazie On. La Malfa di averci rappresentato per tanti anni (forse il più anziano deputato per numero di legislature) in Parlamento. Mentre Tu percepivi un lauto stipendio e tanti altri vantaggi, Noi, alla base spendendo dei nostri, cercavamo disperatamente di frenare l’emorragia di voti che da quando hai preso in mano il partito hai saputo disperdere, un patrimonio che Ti permette di offendere chi ha a cuore le sorti del Partito senza nessun riconoscimento. Certo colpe ne abbiamo anche Noi, se non altra la maggiore, quella di averti concesso la Nostra, fino ad un certo punto, incondizionata fiducia.

Roma, 27 settembre 2011 - Marcello Luciano Rivizzigno, segretario Consociazione Pri Forlì

Un tono sprezzante che nessuno merita

Non e’ stato bello sentir dire dall’on. Giorgio la Malfa che il partito è un porcaio. Egli è ancora troppo fresco della presidenza del Partito repubblicano e, appena prima, di segretario nazionale. Un periodo lungo venticinque anni. Bisognerebbe dedurre che se il Pri fosse un porcaio egli sarebbe stato il presidente del porcaio? Sono abituato a rispettare tutte le opinioni, soprattutto se convincenti e se espresse con garbo.

In questo caso, sul piano politico non mi convince l’adesione dell’on. Giorgio la Malfa al cosiddetto terzo polo - nelle condizioni date. Una forza di estrema minoranza come il Pri, in un sistema maggioritario, non può esercitarsi a condizionare con i numeri, che non possiede, le coalizioni maggiori, di destra o di sinistra. E’ un eccesso di fiducia nei propri mezzi perché si è privi della condizione essenziale, quella di poter stabilire un rapporto di forza. Trovo, poi, esilarante nascondere la propria debolezza ipotizzando una concentrazione laica in un partito postdemocristiano.

Inoltre, sul piano personale, l’on. Giorgio La Malfa usa un tono sprezzante, vorrei dire offensivo, gratuito che nessuno di noi merita. Voglio ricordargli i non pochi sacrifici che in passato abbiamo affrontato perché il Pri conseguisse un rappresentante al parlamento europeo. Gli stessi sacrifici che, poi, sarebbero serviti ad ottenere un posto al parlamento italiano dalle coalizioni di sinistra e dopo di destra, alle quali di volta in volta si è aderito.

Infine, ma non ultimo, il presidente di un partito deve essere il primo a rispettare le decisioni degli organismi statutari legittimamente eletti. Questi non subiscono il potere regolamentare del presidente, anzi lo controllano. E non posso essere io a ricordargli che negli statuti di ogni associazione, partito o sindacato riconosciuti dalla legge dello stato italiano deve esserci - imposto - un principio: le decisioni per essere vincolanti devono essere votate e assunte dalla maggioranza assoluta degli aventi diritto. Il presidente di un partito deve rispettare quel principio e farlo rispettare.

Roma, 29 settembre 2011 - Alfredo Ponticelli, commissario cittadino Pri Napoli

Una vicenda triste che addolora i repubblicani

Dico la verità: l’espulsione di Giorgio La Malfa dal partito mi ha procurato un profondo dispiacere. Non già per i motivi che l’hanno determinata, ben noti a Egli stesso (che francamente poco o nulla ha fatto per scongiurarla) e a chiunque segua appena un po’ le vicende dell’Edera, ma perché quel cognome rappresenta storicamente una delle più nobili bandiere repubblicane piantate nel terreno della migliore civiltà democratica del nostro paese.

Non è mia intenzione entrare in questa sede nel merito di una vicenda che ha profondamente addolorato i repubblicani veri, con i quali mi onoro di condividerne cammino e ideali da quando ero poco più di un ragazzino grazie agli insegnamenti e ai valori trasmessi dall’attuale Segretario Nucara, in parte dovuta ad una frattura di natura politica tra i due indiscussi leader e molto, troppo, all’inarrestabile deterioramento dei rapporti umani tra i due protagonisti che – per una lunga e rigogliosa fase – hanno dimostrato non solo di poter coesistere ma di saper assicurare al partito e alle nostre battaglie una sintesi quasi ideale per caratteristiche e doti perfettamente coniugabili.

E non voglio nemmeno difendere – non ne ha bisogno – Francesco Nucara dalle gravi allusioni pronunciate dal suo antagonista e pubblicate nei giorni scorsi da alcuni organi di stampa; è la storia recente e passata a testimoniare ciò che Nucara ha sacrificato, a cominciare dalla sua salute e dai suoi affetti, per il bene del partito.

Intendo invece esprimere in questo mio breve intervento l’amarezza e lo sconforto per l’imbarbarimento che non ci ha risparmiati.

Non mi riferisco alle divisioni generate da differenti visioni sulla collocazione dentro o fuori la maggioranza (il Congresso ha tracciato in proposito una linea precisa di condotta ma nulla impedisce agli organi direttivi di rivedere eventualmente quelle decisioni alla luce degli eventi che si sono susseguiti nell’ultimo bimestre), né alle accese polemiche innescate dal differente approccio dinanzi alle questioni di attualità: esse fanno parte del DNA repubblicano e non ci si può scandalizzare o sorprendere dei toni alterati che animano sovente la dialettica interna. Ciò che invece deve fare molto riflettere in questi giorni bui sono le vicende che hanno provocato questo penoso epilogo: l’espulsione di Giorgio La Malfa, un atto estremo cui resto convinto non si dovesse arrivare per ragioni che è superfluo qui ricordare, ma ancor più la constatazione che nessun repubblicano avrebbe mai osato immaginare il giorno in cui un uomo con quel cognome arrivasse ad accostare il termine "porcaio" al Partito Repubblicano Italiano.

Roma, 29 settembre 2011 - Rocco Carbone, consigliere nazionale Pri