Questione morale sull’Edera/Nucara: mi batterò da qualunque posizione contro chi ha depredato il partito

La Dn respinge le dimissioni del segretario

Questo il testo con cui Francesco Nucara ha dato le sue dimissioni da segretario e lasciato i lavori della Direzione nazionale sabato scorso a Roma nei locali della Federazione Nazionale della Stampa Italiana

Cari Amici, come ben vedete dall’ultimo punto all’o.d.g., intendo chiudere questa Direzione nazionale rassegnando le mie ferme, sofferte ma irrevocabili dimissioni dalla carica di Segretario Nazionale del PRI, che, con molte tempeste, personali e collettive, ho ricoperto dall’ottobre del 2001 ad oggi.

Dal 1993 in poi, per ragioni personali e molto dolorose, mi ero ritirato dalla vita attiva di partito, rifiutando qualunque coinvolgimento di ruolo mi venisse offerto. In quegli anni mi ero costruito una attività imprenditoriale che nulla aveva a che vedere con la vita politica.

Fu dunque per un grande senso di amicizia personale e politica che dopo le elezioni europee del 1999 accettai di svolgere il compito di riorganizzare il Partito.

Ho sempre seguito, nel mio lavoro organizzativo, le indicazioni che mi venivano date, senza mai intervenire su scelte politiche.

Nel 2001, dopo il Congresso di Bari, e il repentino abbandono dell’alleanza di centro sinistra, per approdare alla Casa delle Libertà e dopo l’elezione di due parlamentari, Giorgio La Malfa nel proporzionale in Emilia Romagna e Antonio Del Pennino nel collegio uninominale di Sesto San Giovanni, il primo, su indicazione di Berlusconi, fu eletto presidente della Commissione Finanze della Camera.

L’allora segretario del PRI lasciò la guida del Partito, adducendo una incompatibilità tra il ruolo istituzionale che gli era stato affidato e il ruolo politico che teneva da 14 anni.

E fu così che il 6 ottobre del 2001 mi trovai "segretario per caso" di un partito carico di problemi, finanziari e politici.

Segretario ma non parlamentare, considerato che avevo rifiutato la candidatura offertami sia dal mio Partito che da Berlusconi.

Ho avuto dei meriti in questi dodici anni?

Non sta a me sostenerlo. Posso solo dire alcune cose sulla base degli obbiettivi che mi ero prefisso quando ancora non avevo assunto il ruolo di segretario.

Tra i miei obiettivi politici c’era quello di far rientrare coloro che ci avevano lasciato, per varie ragioni, non sempre politiche, anzi spesso personali, nei confronti di chi aveva diretto il PRI negli anni successivi al 1994. Fu così che rientrarono Antonio Del Pennino, Italico Santoro, Guglielmo Castagnetti, Gerolamo Pugliese, Denis Ugolini, Stelio De Carolis, Franco De Angelis, solo per citare coloro che avevano avuto incarichi politici. Fallirono alcuni tentativi, tra cui l’invito rivolto a Raffaello De Ruggero di Matera.

A ciò bisognerebbe aggiungere quanti ex della Federazione Giovanile sono ritornati nel PRI; qualcuno che aveva mire personali si è poi di nuovo allontanato. Nella nostra considerazione il PRI non è un ufficio di collocamento.

Cito a memoria quanti sono tornati a fare politica repubblicana: Davide Giacalone, Oscar Giannino, Alessandro Cecchi Paone, Antonio Suraci, Giovanni Lazzara.

Alcuni nel frattempo ci hanno lasciato, ma lo ripeto: non siamo un ufficio di collocamento. Altri è probabile che vorranno approdare a lidi elettoralmente più sicuri.

Ascrivo a me stesso il merito di essermi opposto con vigore a quanti volevano che il PRI si sciogliesse nel PDL o che comunque i parlamentari repubblicani aderissero ai gruppi parlamentari berlusconiani.

Respingo con forza qualunque allusione indegna che riguardi una mia eventuale partecipazione al Gruppo dei Responsabili.

Se lo avessi voluto, avrei fatto il capogruppo di quel minestrone politico. Mi sono battuto per realizzare la componente Repubblicani-Azionisti all’interno del Gruppo Misto, che altri inopinatamente hanno abbandonato, senza quel minimo di garbo istituzionale che avrebbe suggerito almeno di avvisare.

E c’è di più.

Vi lascio un progetto politico: il progetto liberal-democratico, che al di là delle nostre diatribe interne speciose, ha preso piede nella società, tanto che forze politiche nuove, anche se modeste come forza elettorale, vengono a trovarci tutte le settimane per condividere le nostre ragioni politiche.

Certo noi siamo un Partito in cui il segretario tenta di stringere, ahinoi (a posteriori), un accordo con Mario Monti e a cui gli elogi venivano espressi (sempre ahinoi) su "La Voce Repubblicana", ancor prima che ricevesse l’investitura per la Presidenza del Consiglio, e tuttavia ci sentiamo dire che la nostra era una posizione strumentale.

Penso di aver lavorato onestamente e con grande amore per il Partito dove sono nato e cresciuto politicamente. Non mi piacciono i camaleonti, metafora di chi cambia "aspetto" per continuare a campare!

Certo ho fatto errori e tuttavia, quando ho solo percepito che stavo sbagliando, ho cercato con immediatezza di porvi rimedio.

Per mancanze altrui, che rasentano il brigantaggio, oggi mi ritrovo in una condizione di sofferenza psicologica, per non aver vigilato su persone a cui ho dato piena fiducia. E proprio per questo il mio dolore e la mia afflizione sono più grandi.

Mi batterò, da qualunque posizione mi troverò, affinché il maltolto, oggi o ieri non importa, ritorni alla casa repubblicana, alla casa dei Padri.

La mia storia, cari amici, finisce qui, ora sta a voi continuare il lavoro compiuto finora o intraprenderne un altro.

Mi auguro e vi auguro che chi è fuori dal PRI e ha voglia di rimettersi in gioco lo possa fare senza pregiudizi, sforzandosi di attingere invece alle più probe capacità di "giudizio".

Un caro fraterno abbraccio a tutti gli iscritti al PRI.