L'ultimo mazziniano storico

di Francesco Nucara

Oddo Biasini è stato eletto Parlamentare della Repubblica Italiana nelle liste del Pri per la prima volta nel 1968, perché, seppure eletto anche nelle politiche del ‘63, lasciò senza esitazioni il suo seggio ad Antonio Montanti per iniziare con Ugo La Malfa il grande rilancio del partito. La storia personale di Biasini, quale quella che noi conosciamo, si inscrive interamente in questo binomio: La Malfa e il Pri. Non è poco. Di La Malfa fu uno dei collaboratori più autorevoli fino ad assumere la segreteria del partito dal 1975 al 1979. Nella nona legislatura diede grande prova di sé nel servizio delle istituzioni come vicepresidente della Camera e nel 1981 come ministro dei Beni culturali. E’ inutile dire che l’Oddo a cui siamo più legati è quello di questi ultimi trent’anni, in cui mai una volta ha disatteso l’amore e la dedizione al partito. Era un uomo d’altra tempra e di forte convinzione, formato com’era nell’educazione mazziniana. Non riteneva nemmeno possibile che si potesse superare la funzione ed il ruolo del Pri nel paese, quale che fosse la legge elettorale, quali che fossero le difficoltà politiche e le divisioni interne. Fino a quando le sue forze lo hanno consentito, ha partecipato alla vita politica interna, anche quella conviviale. Noi non possiamo dimenticarlo arrivare alle cene romagnole del 9 febbraio e sedersi al tavolo della presidenza, anche solo per dire poche parole di incoraggiamento e di sostegno. Come non dimentichiamo gli interventi appassionati che ancora aveva scritto per il nostro giornale soprattutto in occasione dei congressi nazionali. Altrettanto inutile dire che non dimenticheremo Oddo. Un partito come quello repubblicano vive a lungo per questo: tutti coloro che vi hanno combattuto, le loro idee, ritornano e permangono in quelle di chi combatte e combatterà ancora. Il cruccio di Oddo in questi ultimi tempi era la mancata unità del partito. Quando andavo a casa sua per omaggiarlo, egli non finiva mai di raccomandarmi l’unità, il cui valore, per i repubblicani, doveva essere perfino superiore alla linea politica. E mi fa piacere sottolineare che nei colloqui mi chiedeva sempre dei repubblicani calabresi che lui aveva conosciuto, dal preside Zaccone all’avvocato Chirico e tanti altri. La parte finale della sua vita è stata accompagnata da un dolore grandissimo che solo chi è padre può capire. Ci ha lasciato un uomo che della discrezione aveva fatto la sua ragione di vita e che con le sue rinunce aveva dettato la lezione di come si dovrebbe vivere nel Partito Repubblicano Italiano. Ciao, caro Oddo, i repubblicani di oggi e quelli di domani ti sono e ti saranno grati per la lezione di stile che hai loro impartito.

Roma, 8 luglio 2009