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   Europa governata dai popoli di
  Corrado De Rinaldis Saponaro Qualche
  settimana fa il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, ricevendo un
  premio dedicato a Cavour, ha detto che il conte Camillo Benso fu il primo a
  comprendere l’importanza dell’Europa per l’Italia. Vero, non fosse che
  l’Europa delle nazioni a cui Cavour guardava, era quella fatta da monarchie
  repressive e oscurantiste, le stesse che lasciarono morire la Repubblica
  romana del 1849. La Francia, che era stata al centro del processo
  rivoluzionario ancora nel 1830, si ridusse ad essere lo strumento politico e
  militare della soppressione della Repubblica e con il paradosso di essere
  guidata da un sovrano dal nome Bonaparte, nipote di quello stesso con cui si
  erano diffusi i valori di eguaglianza, fratellanza e libertà in Italia 40
  anni prima. L' Inghilterra sostenne Mazzini, ma solo dopo il disastro,
  evitandogli la prigionia o più probabilmente la pena di morte, che gli
  sarebbe stata comminata in qualunque Stato continentale egli fosse rimasto.
  L’atmosfera cupa del Congresso di Vienna era tornata a sorgere sulle ceneri
  della Repubblica romana ancora una volta. Occorse una guerra mondiale per
  dare all’Italia i valori propri dell’unità nazionale e la classe dirigente
  del nostro Paese, invece di approfittare della dissoluzione degli imperi
  centrali, si avviò nell’epopea fascista che contaminò l’intera Europa per
  almeno vent’anni. Nel secondo dopoguerra la repubblica romana tornò a vivere
  almeno idealmente. Da una parte si archiviava una cupa storia di oppressione
  e dall’altra, l’Unione europea veniva finalmente pensata come un centro di
  libere repubbliche indipendenti, anche se mancavano quei paesi dell’est risucchiati
  nella cortina di ferro. Per altri lunghi 45 anni si è sperato di consegnare
  quegli Stati e le loro genti allo stesso desiderio repubblicano di Mazzini,
  quello di una nuova Europa governata dai popoli, fonte di libertà e di
  progresso. Quel sogno vive ancora nonostante le posizioni più arretrate che
  emergono in Europa ogni volta che non si sanno affrontare difficoltà e
  problemi. Per certi aspetti, la stessa Repubblica italiana, deve ancora
  cogliere a pieno il valore ed il significato della Repubblica romana, che
  dopo tanti anni potrebbe sembrare quasi un sussulto politico unico,
  circoscritto ed irripetibile. Eppure quell’esperienza fu capace di alimentare
  le energie migliori che si sono battute per il progresso democratico in due
  secoli interi di storia ed ancora si battono. Noi repubblicani italiani
  abbiamo l’onere e l’onore di portarne il testimone. Roma, 9
  febbraio 2017  | 
  
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